venerdì 2 novembre 2018

Il Wikinger Museum Haithabu


Oggi vorrei parlare di alcuni siti che stanno sorgendo un po' ovunque nel nord Europa e che per un appassionato di storia vichinga sono un must. Si tratta di piccoli insediamenti o fattorie ricostruiti a partire da ritrovamenti archeologici e rimessi in piedi sul sito stesso, cercando di rispecchiare in maniera più possibile fedele il tracciato e l'aspetto originario. In questo articolo inserirò soltanto i siti che ho visto di persona e che quindi posso giudicare.  

Haithabu/Hedeby (Schleswig-Holstein, Germania)


È il primo sito vichingo che ho visto. L'ho visitato la prima volta nel luglio 2013, dopo una lunga programmazione e con la conoscenza di quello che sarei andata a vedere. La spinta era venuta quando avevo scoperto che Haithabu (o Hedeby, in danese) si trovava nel punto nodale di un grande sistema difensivo, un terrapieno noto come Danevirke, costruito a partire dal 730/740 circa, anche se pare ricalcasse un confine datato addirittura al V-VI secolo.


  Il Danevirke (anche Danewerk, in tedesco) era una grande opera difensiva che si estendeva da est a ovest nella penisola danese al confine con quello che all'epoca era il Regno franco, allora in grande espansione. Nel 768 Carlo Magno era diventato re dei Franchi e nel 772 aveva iniziato la guerra contro i Sassoni, che abitavano tutta l'area a sud-est del Danevirke, ma questo lato meridionale della penisola danese era abitata da più popoli: i Frisoni e gli Slavi Nord-Occidentali. I Frisoni erano stati conquistati dai Franchi nel 734, pochi anni prima delle tracce più vecchie del Danevirke, che quindi sarebbe stato costruito (o ricostruito) dai danesi per fronteggiare proprio i Franchi.


Come appariva il vallo nella sua ultima fase (900)


Il Danevirke oggi

  Haithabu era legata al Danevirke. La sua fondazione è narrata in maniera succinta negli Annali del regno franco: dall'altra parte del mar Baltico, sempre sull'odierno suolo tedesco, sorgeva la città slava di Reric. La sua alleanza con i Franchi e il fatto di costituire una minaccia per il commercio e gli interessi danesi portò il re danese Gøttrik a distruggerla nel 808. Non contento, Gøttrik deportò i mercanti nella città di Haithabu, che da allora prosperò per altri due secoli. Nel 1055 subì una prima distruzione da parte del re norvegese Harald III Hardrada e nel 1066 venne definitivamente distrutta da truppe slave. Dopo questa data Haithabu non si riprese più e la popolazione si spostò in un insediamento circa 3 km più a nord, dall'altra parte della baia.
  
  Per tutta la sua esistenza Haithabu rappresentò un importantissimo centro di commercio  nel nord Europa. Anche se non è tecnicamente definibile come città (gli archeologi parlano piuttosto di emporio, ma si sa che il termine di città è molto relativo), Haithabu aveva delle dimensioni non indifferenti. Si estendeva per 24 ettari e si calcola una popolazione di circa 1500/2000 persone: un villaggio a confronto delle grandi metropoli mediterranee, ma alle sue latitudini era un record. 

 

  Era dotata di una cinta muraria importante, collegata al Danevirke da un altro terrapieno; un suburbio, a carattere più agricolo; una fortezza fuori le mura. Il porto era circondato da una palizzata con torri che controllava l'accesso dal mare. Questa difesa era tanto efficace che si sono trovati sott'acqua i resti di un'imponente nave da guerra (30 metri!!) che nel tentativo di attaccare la città era stata data alle fiamme ed era andata a sbattere contro questa palizzata, scena rievocata in questo bel disegno:
 
© Sune Villum-Nielsen
  Innumerevoli sono i reperti ritrovati, specialmente nelle tombe e nell'area artigianale, ma Haithabu non era importante solo dal punto di vista materiale. Punto d'incrocio tra mondi e culture diverse, appartenente (spesso ma non sempre) alla sovranità danese, ad Haithabu si si parlavano tante lingue e si celebravano diversi culti, compresa la religione cristiana. Al 850 risale la prima chiesa, fondata da o per ordine del vescovo di Amburgo Ansgar. Ma c'erano anche i culti slavi e quelli più propriamente norreni.


  Haithabu rimase sepolta per secoli, ma la memoria di un luogo tanto importante era rimasta e all'inizio del Novecento iniziarono i lavori di scavo. Il numerosissimo materiale archeologico ritrovato venne ospitato nel Wikinger Museum Haithabu, mentre la ricostruzione dell'insediamento iniziò nel 2005.

   Il museo all'aperto (cioè l'insediamento ricostruito) non ricopre neanche 1/10 della città originaria e si trova a 130 metri dal mare, dove è stata ricostruito anche un pontile in legno. Sullo stesso tracciato degli edifici antichi, sono stati ricostruiti:


  • La casa del mercante
  • La casa del fabbricante di pettini
  • La casa dell'intagliatore di legno
  • L'ostello per gli ospiti
  • La sala dell'assemblea
  • La casa del pescatore
  

  Le costruzioni sono state fatte tutte seguendo i princìpi dell'epoca e all'interno sono arredati come potevano essere una volta. A seconda delle case, l'arredamento segue il mestiere a cui sono state dedicate, quindi si può trovare un signore che lavora il legno con gli strumenti antichi e in abiti storici, oppure il fabbro.



  In generale, l'ambiente è molto bello e interessante, soprattutto per chi arriva la prima volta, ma a confronto di altri musei all'aperto lo ritengo poco attraente. Per prima cosa, gli edifici non vengono ristrutturati regolarmente e non ne vengono costruiti di nuovi, per il fatto anche che essendo suolo pubblico e patrimonio storico-nazionale non è facile ottenere i permessi - da questo punto di vista hanno ragione da vendere. Le visite guidate vengono effettuate soltanto per i gruppi numerosi e le scolaresche, e le spiegazioni sono praticamente assenti. Del tipo che se non si sa prima cosa si va a guardare e non fosse per il piccolo depliant con quattro parole in croce, si entrerebbe e si uscirebbe con un grande punto interrogativo: ma che cosa ho appena visto? (e devi anche soffrire per avere il depliant in inglese; la maggioranza sono in tedesco e in danese, così come i libri e le brochures nello shop del museo).
  Un'altra nota dolente è la scarsezza di personale. Io sono una convinta sostenitrice della rievocazione storica a fine didattico, quando è fatta bene e poggia su evidenze solidissime, quindi un museo all'aperto per me dovrebbe averne a bizzeffe. Questo è quello che ho visto in molti altri di questi siti, ma a Haithabu il discorso è diverso. La maggior presenza di uomini e donne in abito storico è data innanzituto dai rivenditori esterni al museo, che non sono presenti tutti i giorni d'apertura e che comunque sono molto pochi. Avrò visto sì e no tre bancarelle, tutta roba rispettabile e di buona fattura comunque (per fortuna sono banditi i corni di plastica e le solite cianfrusaglie), anche se avrei qualcosina da ridire per i prezzi... Gli altri personaggi in costume sono dipendenti del Wikinger Museum , che lavorano come artigiani nelle dimostrazioni al pubblico. In tutte e due le volte che ci sono stata, però, non li ho mai visti al lavoro. Il problema anche qui è che sono pochi volontari e che lavorano soprattutto nei giorni festivi e durante gli eventi organizzati, quando il museo si riempie di appassionati, in costume e non, e di curiosi, e sì che si ricrea davvero l'atmosfera. Quindi devo assolutamente fare in modo di andarci una terza volta durante un evento! 

Ultima nota sul museo vero e proprio. MERITA ASSOLUTAMENTE UNA VISITA, più dell'insediamento. 

I reperti trovati a Haithabu sono considerati fondamentali per la ricostruzione della vita e della storia vichinga, non soltanto oggetti di piccole dimensioni ma anche le strutture delle case e soprattutto i resti di 3 navi: 
  • Hedeby 1 (quella andata a fuoco, vedi più sopra): vascello di guerra con 54/62 remi, 30,9 m. Anno dell'affondamento: 985 circa.
  • Hedebby 2: tipo di nave e dimensioni sconosciute, rimangono solo pochissimi frammenti. Anno dell'affondamento: 965 circa
  • Hedeby 3: nave cargo di 22 m. Anno dell'affondamento: 1000-1025 circa
Galleria

Ricostruzione parziale della Hedeby 1 (sopra) e schizzo (sotto)



© Sune Villum-Nielsen

La nave da trasporto Hedeby 3. © Sune Villum-Nielsen



 

Valutazione finale: 7/10 


P.S. 
Chi ha visto la serie Vikings e ha resistito oltre la prima puntata, probabilmente ricorderà che Hedeby appare nella seconda stagione come le residenza di Lagertha. Ammetto di essere saltata sulla sedia quando ho visto le prime immagini di Hedeby, raffigurato come un villaggetto da nulla ma soprattutto in mezzo alle montagne.
Considerato che siamo in uno dei posti più pianeggianti d'Europa e che non a caso si chiama "Grande Pianura Europea", probabilmente gli sceneggiatori erano sotto effetto di funghi allucinogeni che facevano apparire le montagne... Beh, in realtà ci sono cose molto peggiori in quella serie.
Ma questa è un’altra storia.



Bibliografia


  • Crumlin-Pedersen, O.: Viking-Age Ships and Shipbuilding in Hedeby/Haithabu and Schleswig (Schleswig & Roskilde), 1997 
  • Elsner, H.: Wikinger Museum Haithabu. Schaufenster einer frühen Stadt, 2004
  • Augenti, A.: Città e porti dall'Antichità al Medioevo (Carocci), 2010


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