venerdì 26 aprile 2019

Elmi vichinghi (VIII-XI secolo)

Ricostruzione dell'elmo di Kiev

  Di elmi indossati da guerrieri vichinghi oggi ne rimangono pochissimi esemplari. Al contrario dei loro predecessori di Epoca Vendel (VI-VIII secolo), dai quali alcuni modelli discendono, possediamo purtroppo soltanto frammenti, anche se negli ultimi tempi cominciano a spuntare rari rinvenimenti. Il più famoso, oltre che più completo, è l'elmo di Gjermundbu (900 c.) proveniente dalla Norvegia, ma questo solo per citare l'unico esemplare di modello tipicamente scandinavo. Vediamo in breve i principali modelli.

  La letteratura norrena era piena di termini poetici e allusioni a ogni genere di arma. Scudo, spada e lancia erano indicate con moltissimi riferimenti e perifrasi specifiche (kenningar): ad esempio ræfr Hildar ("tetto della Valchiria Hild") era sinonimo di "scudo", blóðorms ("serpente di sangue") era sinonimo di "lancia" e così via. Anche gli elmi erano indicati con kenningar specifiche, ma in gran modo inferiore.
  Rilevante è a proposito l'accostamento tra l'elmo e il cinghiale. Già nel Beowulf  vengono descritti "figure di cinghiale che in seguito spada o lama di guerra non potesse fenderlo" (v. 1453) e ancora "il cinghiale sull'elmo" (v. 1286). Il cinghiale, simbolo della forza guerriera e sinonimo in norreno per "principe", viene usato anche nella letteratura scaldica accostato all'elmo: Ála galti (cinghiale di Áli) o hildigalt (cinghiale di guerra).

  Simbolismo a parte, qual era la presenza effettiva degli elmi, specialmente sui campi di battaglia? A considerare solo i pochissimi ritrovamenti, si direbbe una presenza molto bassa, che tuttavia potrebbe essere falsata dal passare dal tempo, oltre dal fatto che queste armi, data la loro complicata costruzione e l'elevato valore che possedevano, venivano probabilmente riusate per più generazioni  andando ovviamente incontro a una certa usura.
  Nelle Saghe Storiche si incontrano pochi guerrieri equipaggiati con elmo. Sono quasi sempre re, figli di re, lendir menn (guerrieri nobili al servizio dei re), qualche pirata. Ad esempio, l'Heimskringla (Saga di Olaf il Santo) riporta che re Olafr Haraldsson aveva 120 uomini, "e tutti indossavano cotte di maglia di ferro ed elmi francesi."
 Il riferimento ai válskir hjálmar (elmi stranieri o francesi?) deve far pensare quasi sicuramente agli elmi cosidetti "normanni" conici che si stavano in Scandinavia agli inizi del XI secolo, quindi nello stesso periodo di re Olaf II Haraldsson.
Distribuzione delle ferite analizzate su uomini sepolti nel campo di battaglia di Korsbetningen
  L'analisi osteologica (cioè lo studio delle ossa) dei morti rinvenuti sui campi di battaglia, come ad esempio nell'immagine qui sopra, non fanno altro che sottolineare come le ferite alla testa fossero le più numerose e probabilmente le più letali, il che significa che, insieme alle gambe, era la parte più esposta del corpo perchè non difesa nè dallo scudo nè dall'elmo.

Elmi a occhiale

Definiti anche spectacle helmets in inglese, sono senza dubbio i degni discendenti degli elmi Vendel. Caratteristica principale è la presenza di una maschera frontale a protezione di buona parte del viso. Oggi conosciamo soltanto quattro esemplari: l'elmo di Gjermundbu, l'elmo di Kiev, l'elmo di Gnezdovo e l'elmo di Tjele. 

Elmo di Gjermundbu


ⓒ Kulturhistorisk Museum Oslo
Nel 1943 un contadino norvegese, Lars Gjermundbo, scavò un tumulo vicino alla sua proprietà di Gjermundbu (contea di Buskerud, Norvegia meridionale) e vi trovò due tombe contenenti diversi oggetti tra cui un elmo. La scoperta era sensazionale perchè fino ad allora non era stato ritrovato un elmo di epoca vichinga in Scandinavia, perlopiù così completo.
ⓒ Vegard Vike
 In realtà l'elmo non era del tutto completo. Il suo stato attuale è una ricostruzione postuma e abbiamo soltanto 17 frammenti per 1/3 dell'elmo originale. Le parti più caratteristiche comunque rimangono la maschera e la piccola cuspide sulla cima, non sempre riprodotta nelle sue ricostruzioni.
 L'elmo non è un unico pezzo, la cupola è costituita da quattro piastre tenute insieme da strisce rivettate (vedi a sx). I due anelli nella fascia frontale indicano la presenza di un camaglio, che molto probabilmente proteggeva soltanto la nuca e il collo, e che invece non era chiuso. Esempi di camagli chiusi non sono da escludere, come ad esempio l'elmo di Valsgärde.






Elmo di Kiev


Anche questo del X secolo, proviene dall'Ucraina (Kiev) e ne rimane soltanto il nasale decorato con intarsi d'oro e composto da vari pezzi. La lunghezza del nasale suggerisce che la maschera protegesse quasi l'intero viso, ma non sappiamo se i fosse un camaglio e se fosse anche qui aperto o chiuso. Ignoriamo anche la struttura dell'elmo, solitamente ispirata all'elmo di Gjermundbu.

Elmo di Tjele



  Datato al 950-970 c., è uno dei due elmi mai rinvenuti in Danimarca (Jutland); l'altro, l'elmo di Gevninge, è composto da un frammento d'occhiale e appartiene all'Era Vendel.
  Il frammento di Tjele, un nasale di 12x7 cm, è troppo piccolo per poter essere assolutamente sicuri che facesse parte di un elmo a maschera, e ancora di più è impossibile risalire alla struttura: era anche questo rivettato, composto da piastre, o essendo di epoca tarda subìva già il modello continenantale dell'elmo conico forgiato da un unico pezzo (o possibilmente due pezzi saldati insieme)?
  L'ultima ipotesi è comunque da escludere. Il pezzo faceva parte di una serie di strumenti da fabbro in cui, tra martelli, incudini e altri arnesi, si ritrovano dei frammenti di ferro sottili di difficile interpretazione e che potrebbero essere le strisce che tenevano insieme i vari pezzi. Si avrebbero così varie ricostruzioni, di cui uguale a Gjermundbu, altre di libera interpretazione non sempre totalmente convincenti (dal web).



Elmo di Lokrume

  Anche di questo ci rimane solo un frammento, il frontale del nasale, che tuttavia non ci permette di classificarlo con estrema sicurezza come un elmo a occhiale o, piuttosto, un elmo conico continentale.
  Per approfondire lo studio su questo pezzo, rimando al bell'articolo (in inglese) di Tomas Vlasaty The helmet from Lokrume su Project Forlǫg (Marobud)



Fonti


  • Ewart Oakeshott, The Archeology of Weapons (1970)
  • Elisabeth Munksgaard, A Viking Age smith, his tools and his stock-in-trade, in Offa 41, Neumünster, 85–89 (1984)
  • James Graham-Campbell, Viking Artefacts. A select catalogue (1980)
  • Sigurd Grieg, Gjermundbufunnet : en høvdingegrav fra 900-årene fra Ringerike, Oslo (1947)
  • Old Russin Arms and Armours: Helmets
  • Snorri Sturluson, Heimskringla volume II. Olafr Haraldsson (The Saint), ed. Anthony Faulkes, VSNR (2014)
  • Tomas Vlasaty,  The helmet from Lokrume (2018)

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