domenica 14 aprile 2019

"Stanotte non temo i Vichinghi"

Il monastero di Glendalough (

Amaro è il vento stanotte,
scuote i banchi capelli dell'oceano.
Stanotte non temo i feroci guerrieri Norvegesi
che attraversano il Mar d'Irlanda

Questa breve poesia è scritta a margine di un manoscritto irlandese del 845, conservato nel monastero svizzero di San Gallo. Si tratta di una copia del trattato latino Institutiones Grammaticae di Prisco (VI secolo) con oltre 9000 glosse, cioè brevi note e spiegazioni a margine del testo. 

Un serbatoio di schiavi


Nel IX secolo l'Irlanda era sotto il continuo attacco dei pirati vichinghi, soprattutto norvegesi, come rievoca la stessa poesia (lothlind). I primi attacchi erano stati registrati fin dal 791, nell'isola di Rathlinn, ma fino agli anni '20 del 800 rimasero piuttosto sporadici e non si conoscono stanziamenti temporanei sull'isola. Dalla metà del 800 gli attacchi invece si moltiplicarono, concentrandosi non più solamente sulle coste ma penetrando l'entroterra dove sorgevano tra l'altro moltissimi monasteri.

Il monachesimo irlandese era uno dei più antichi del Nord Europa, vantava una tradizione che si faceva risalire fino a Patrizio e che aveva espresso noti santi ed eremiti come Colombano o Brendano. L'Irlanda del IX secolo era caratterizzata da una costellazione di piccoli regni e signorie più o meno indipendenti, solo formalmente sottomessi all'Alto Re, una figura dal significato e dai poteri politici poco chiari, quasi sempre solo simbolica. In questo marasma politico, in cui i conflitti territoriali e le faide erano l'ordine del giorno, i monasteri rappresentavano un punto di riferimento e come nel resto d'Europa funzionavano anche come una sorta di custodia per i tesori. 
Tutto questo rappresentava agli occhi dei pirati scandinavi un formidabile serbatoio di schiavi e ricchezze. Schiavi, soprattutto. Nel corso di oltre tre secoli, una buona fetta del mercato schiavistico dell'Europa occidentale era rappresentato da uomini, donne e bambini irlandesi, catturati dai pirati vichinghi e rivenduti sul mercato inglese, europeo e scandinavo. Nelle saghe norrene sono innumerevoli gli schiavi protagonisti o solo citati. Nella Laxdœla saga troviamo la bella Melkorka, una schiava di origine regale comprata da un certo Höskuld innamoratosi a prima vista di lei. Nella Saga di Njáll, Thorsteinn sogna di uno schiavo irlandese, Gilli, che uccide il suo padrone come vendetta per averlo castrato (la castrazione era una punizione in apparenza praticata dai padroni sui propri schiavi, e in Norvegia la Legge del Frostathing consentiva a un agente del re di castrare uno schiavo fuggiasco).
Sebbene quello dello schiavo irlandese sia anche uno stereotipo letterario, in realtà gli studi genetici sulla popolazione islandese rivela che la metà del DNA dei colonizzatori aveva origini irlandesi.


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